Cronologia della vita e delle opere
(Si ripubblicano qui, con i necessari aggiornamenti, la Cronologia della vita e delle opere e la Nota bibliografica presenti in C. Botta, Per questi dilettosi monti, a cura di L. Badini Confalonieri, Bologna, Clueb, 2011)
1766 | Nasce a San Giorgio Canavese, in Piemonte, il 6 novembre, dal medico Ignazio e da Delfina Boggio.
1786 | Si laurea, seguendo una antica tradizione familiare, in medicina all’Università di Torino.
1789 | Consegue il titolo di «dottore aggregato» presso il Collegio Medico universitario con tre tesi (sull’influenza del clima, sull’ipocondria, sull’efficacia della musica nella cura delle malattie) che lo rivelano attento alle novità anche d’oltralpe e dotato di solida cultura umanistica. Conosce Teresa Paroletti ma per timidezza non le dichiara il suo amore.
1789-92 | Collabora con articoli scientifici e soprattutto recensioni di botanica e medicina al «Giornale scientifico, letterario e delle arti» (4 articoli, 1789-91) e ai «Commentari bibliografici» (29 articoli, 1792).
1793 | Dall’autunno 1792 l’Università è chiusa per timore di disordini. B. assume l’incarico di «coltivare i talenti» del giovane Luigi Rigoletti. È datato 1793-94 un volume manoscritto di «Logices institutiones, ad usum Caroli Botta taurinensis», sinora sconosciuto agli studiosi bottiani, rinvenuto da chi scrive «ex libris Calcaterrae» nella biblioteca del dipartimento di italianistica dell’Università di Bologna. Agli inizi di ottobre B. è a Genova, dove prende presumibilmente contatti con l’ambasciata della repubblica francese.
1794 | Fuggito da Torino pochi giorni prima, B. è arrestato a Castelnuovo Bormida la sera del 27 maggio per sospetta congiura antisabauda, filofrancese e repubblicana. Tra gli amici con cui aveva condiviso gli ideali politici c’erano l’allievo Luigi Rigoletti e il fratello di Teresa Paroletti, Angelo (che verrà fucilato nel ’98 a Domodossola dopo la battaglia di Ornavasso. Nel ’97 furono condannati a morte due altri giacobini cari a B.: Ignazio Boyer e Carlo Tenivelli; quest’ultimo, discepolo del Denina, era stato suo insegnante a San Giorgio Canavese). In carcere legge il Tristram Shandy di Sterne, Guicciardini e le lezioni di matematica del Lacaille commentate dal Marie. Traduce The school for scandal di Sheridan (il lavoro, dal titolo Ipocrisia e maldicenza, rimane inedito).
1795 | Il 27 febbraio, in carcere, è confrontato con il suo accusatore, il medico Ferdinando Barolo. A metà settembre viene scarcerato. Teresa Paroletti è sposata da quasi un anno con l’avvocato Roggeri. La situazione politica continua a non essere tranquilla. Temendo un nuovo arresto a dicembre esce dallo Stato alla volta della Svizzera ma con l’intenzione di passare da lì in Francia.
1796 | Gennaio-marzo. Non gli è subito concesso di passare in Francia e i primi mesi dell’anno è fermo a Knutwiel, nel cantone di Lucerna; ripensando al suo amore sfortunato e alla sua città, scrive l’inizio di un romanzo epistolare sul modello dell’amato Rousseau (rimasto inedito, è stato pubblicato da chi scrive nel 1986 con il titolo Per questi dilettosi monti). Il 19 marzo è a Ginevra. Da lì passa, nell’aprile, a Grenoble.
Maggio-luglio. È medico dell’ospedale militare di Gap.
Agosto. È a Embrun, medico dell’Armata d’Italia. Da lì va a Susa donde si spinge con l’Armata d’Italia sino a Verona, poi passa all’ospedale militare di Pavia.
Il 7 ottobre scrive da Milano a Bonaparte una lettera di denuncia sulle condizioni degli ospedali dell’Armata.
1797 | Il 4 marzo è nominato medico ordinario al seguito degli ospedali dell’Armata d’Italia. Esce a Milano («Stamperia altre volte di S. Ambrogio a S. Mattia alla Moneta») la Proposizione ai Lombardi di una maniera di governo libero: occasione ne è stato, probabilmente, il concorso indetto il 27 settembre 1796 dall’Amministrazione generale della Lombardia sul quesito Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia. In aprile è a Verona, dove è testimone dell’eccidio delle Pasque veronesi, poi a Padova, dove conosce Cesarotti, e infine a Venezia.
Settembre. Parte come medico militare al seguito della spedizione francese a Corfù (salpata il 28 giugno): lì assume la direzione dell’ospedale. Al soggiorno nell’isola è forse da attribuirsi anche, oltre al volume del 1798, la Narrazione di un infelice caso occorso nell'isola di Zante pubblicata postuma dal Dionisotti in C. B. a Corfù.
1798 | Luglio-agosto. Rientra in Italia e, dopo un periodo di quarantena ad Ancona, è a Milano dove si interessa alla pubblicazione della Storia naturale e medica dell’isola di Corfù che uscirà nell’anno VII repubblicano (1798-99). Spera intanto in una cattedra di medicina all’Università di Pavia.
Ottobre. Gli è proposta la cattedra di storia naturale all’École Centrale di Nizza : accetta e resta in attesa della nomina ufficiale per licenziarsi dal posto di medico militare.
Novembre. Nonostante cerchi di evitarlo, anche perché è appena iniziata la stampa del suo libro e vorrebbe rimanere a Milano per curarla, deve andare ad aprire e dirigere un ospedale in Valtellina e si sposta tra Tirano, Sondrio e Morbegno.
9 dicembre. Carlo Emanuele IV abdica e poco dopo lascia Torino e si ritira in Sardegna. In quello stesso giorno il Generale francese Joubert nomina un Governo provvisorio di quindici membri. Il 19 chiama a farne parte altri dieci membri, tra i quali c’è B.
A Morbegno B. scrive la Lettera al citt. Salmon … intorno all’opera del citt. Pinel intitolata ‘Nosografia filosofica’ che pubblicherà a Torino, da Briolo, ai primi del 1799.
1799 | Preso dall’attività politica, B. deve rinunziare alla cattedra a Nizza.
Febbraio. La Repubblica Piemontese si esprime per l’annessione alla Francia e intende rafforzare la sua richiesta con un suffragio popolare. B. è inviato a raccogliere i voti di adesione del Canavese e della Val d’Aosta e ne dà positiva relazione. Intanto, il 19 febbraio, è nominato segretario per l’Istruzione Pubblica e deve così ordinare, in quello stesso giorno, la consegna all’Eymar della tavola Isiaca.
Marzo. Il governo provvisorio viene sciolto e vengono istituite prima quattro poi una sola Amministrazione.
26 maggio. Entrano gli Austro-Russi in Torino. B. il 21 maggio era partito in missione a Parigi con Giulio Robert (vi rimarrà fino a metà settembre). Il 22 di quel mese Carlo Bossi scrive a Talleyrand che B. sarebbe legato ai capi del partito terrorista francese e punterebbe all’indipendenza del Piemonte.
Luglio. Firma per primo una petizione al Consiglio dei Cinquecento sottoscritta da patrioti in provenienza dal Piemonte ma anche dalla Cisalpina, da Roma, da Napoli e da Venezia, per una repubblica italiana libera e indipendente. Redige con Robert l’Aperçu sur les causes qui ont dégradé l’esprit public, en Italie, et sur les moyens de le relever che sarà presentato al Consiglio, con altri due manifesti unitaristi e repubblicani prodotti dall’emigrazione italiana, da Briot du Doubs, nella seduta del 1° agosto.
Settembre-ottobre. Chiede di rientrare al servizio dell’esercito francese e viene assegnato come medico militare a Grenoble.
A seguito di una avventura grenoblese scriverà la novella oscena Simplicio de’ Simplici e Totolo de’ Bandi amano Nanna e Momma Pelarini romane, e quello che accade che, rimasta inedita, dovette però circolare manoscritta tra gli amici.
1800 | Pubblica a Grenoble, dove è membro della società medica e socio del liceo delle scienze e delle arti, il Mémoire sur la doctrine de Brown (Cadon et David, an VIII). A questo periodo grenoblese devono essere assegnati due altri scritti medici in francese rimasti inediti: il Mémorie sur l'acide nitrique comme puissant febrifuge e il rapporto sul terzo ospedale militare di Grenoble. Il 9 giugno si sposa ad Aix-les-Bains con Antoniette Viervil.
14 giugno. Battaglia di Marengo. Con decreto del primo console datato 23 giugno si insedia a Torino come ministro straordinario il generale Dupont, affiancato da una Commissione governativa di sette membri, socialmente moderata e di sentimenti autonomistici, nella quale figura di spicco è Giuseppe Cavalli e da una Consulta legislativa di trenta membri, di cui fa parte B. In agosto il generale Dupont è sostituito dal generale Jourdan. B. scrive la propria autobiografia per il Martirologio dei patrioti piemontesi del Ranza.
4 ottobre - 19 aprile 1801. La Commissione governativa viene sciolta per decreto e sostituita da un’altra, sempre di sette membri, più apertamente favorevoli ai francesi. Tre di essi, B., Carlo Bossi e Carlo Giulio, ne costituiscono la « Commissione esecutiva » (poi detta « il governo dei tre Carli »). Uno dei primi decreti della Commissione esecutiva, sottoscritto da B. in qualità di presidente, è la riduzione del proprio stipendio. Un altro, sempre sottoscritto da B., è la scarcerazione (voluta da Massena) del medico Barolo, da cui era stato accusato. Il 18 ottobre 1800 viene istituito un Jury di sorveglianza per l’Istruzione Pubblica composto di tre membri e presieduto da B., che si interesserà tra l’altro di riaprire e riorganizzare l’Università e di istituire a Torino una scuola di musica. B. pubblica a Torino (Eridania, dai tipi filantropici, anno IX [1800-1801]) la Monacologia, ossia descrizione metodica de’ frati di Giovanni Fisiofilo, dalla latina nell’italiana favella recata da C. B. (traduzione, con testo originale a fronte, dell’opera attribuita a Ignaz von Born, Augusta Vindelicorum [Augsburg; ma in realtà Vienna], 1783).
25 dicembre. Viene soppressa la Consulta, che si era più volte opposta ai provvedimenti della Commissione esecutiva.
1801 | Soppressa anche, il 10 aprile, la Commissione Esecutiva, il governo passa nelle mani dell’Amministratore Generale Jourdan, assistito da un consiglio di amministrazione di sei membri di cui fa parte B.
12 maggio. Nasce il primogenito Modesto Publio Scipione. Il 28 maggio, ricevendo al Municipio di Torino l’atto civile della nascita, Michele Buniva tiene ai genitori, difronte ai molti cittadini convenuti, un discorso in francese, ma stampato anche in traduzione italiana, sull’importanza dell’educazione repubblicana.
Nell’autunno, nel «Bullettino del Consiglio subalpino di sanità, ossia Giornale fisico-medico del Piemonte», organo ufficiale della suprema magistratura sanitaria presieduta da Buniva, esce la Continuazione della memoria del citt. Botta sulla dottrina di Brown.
1802 | 21 settembre. Il Piemonte è annesso alla Francia. Dalla metà di ottobre B. è a Parigi con la delegazione piemontese che deve ringraziare il Console per l’avvenuta annessione. Saranno ricevuti a fine novembre. Il 6 dicembre nasce il figlio Paolo Emilio, il futuro scopritore della civiltà assira. A Parigi (Marchant) pubblica il Précis historique de la Maison de Savoye et du Piémont; a Torino (Félix Buzan) il grosso volume Vicissitudes de l'instruction publique en Piémont, che è a firma Braida, B. e Giraud, ma è quasi interamente suo, nel quale difende la riorganizzazione filofrancese dell’Ateneo dalle accuse di irregolarità provenienti dalla commissione di revisione dei conti, composta dagli autonomisti Dal Pozzo, Cavalli e Laugier.
1803 | Esce il Mémoire sur la nature des tons et des sons, presentato il 17 febbraio 1801 nella classe di scienze fisiche e matematiche dell’Accademia delle scienze di Torino (Mémoires de l'Académie des sciences... de Turin pour les années X et XI [1801 e 1802]).
1804 | Proposto e approvato deputato al Corpo legislativo, si trasferisce con la famiglia a Parigi, dove nasce il terzogenito Carlo Antonio Cincinnato. Nella capitale francese B. frequenta tra gli altri Ginguené, Fauriel, Degérando, Cabanis, Giulia Beccaria, Denina, Marescalchi, Caprara, Somis, Biagioli. Conoscerà anche il giovane Manzoni.
1809 | Gennaio-maggio: traduce, per conto del governo del Regno d’Italia (il tramite è Buttura), il monumentale (e ampiamente citato negli Élements d’idéologie di Destutt de Tracy) Traité élémentaire d’Histoire Naturelle (1804) de M. Constant-Duméril, ma la traduzione resta inedita.
B. spera di avere il posto di Ispettore Generale dell’Università di Torino e poter così rientrare in Italia; ma il posto resta a Prospero Balbo (che, in carica dal 1805, lo resterà sino al 1814). È intanto proposto e approvato per un secondo quinquennio (1809-14) al Corpo legislativo.
A fine anno esce la Storia della guerra dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America (Parigi, Colas) che sarà da allora più volte riedita (soprattutto, a, parte una stentata seconda edizione - la prima in Italia - che uscì a Parma dal 1817 al ’19, a iniziare dalla «terza edizione con alcune correzioni dell’autore», Milano, Ferrario, 1819) e tradotta in francese (Paris, J. G. Dentu, 1812-1813, 4 voll., con una introduzione del traduttore L. de Sevelinges) e in inglese (Philadelphia, printed for the translator [G. A. Otis], Lydia R. Bailey, James Maxwell, and Peter W. Collins printers, 3 voll., 1820-1821; seguita in trent’anni da altre 10 edizioni americane). B. ha potuto attingere a documenti e testimonianze inedite e di prima mano e si è incontrato tra l’altro con Lafayette. L’opera è presentata l’8 gennaio 1810 all’Accademia delle Scienze di Torino da G. B. Somis (il discorso è stampato a Parigi, da Hacquart). Appena finita quest’«epica in prosa» B. inizia la stesura di un’epica in poesia, il poema eroico Camillo, che verrà terminato nel 1814 (il primo canto del poema, in una prima stesura che ha titolo Camilleide, viene letto il 5 maggio 1813 sempre all’Accademia delle Scienze di Torino).
1811 | È chiamato a collaborare, come esperto di storia americana, alla «Biographie universelle» (Paris, Michaud). Escono, nei primi due volumi, le sue biografie di Samuel e John Adams e di Benoît Arnold (ripubblicate da Dionisotti nella sua raccolta degli Scritti minori di B.).
1814 | Il 3 aprile il Corpo legislativo decreta la caduta di Napoleone e della sua famiglia e l’8 richiama i Borboni al trono di Francia. Con la separazione del Piemonte dalla Francia, B. cessa di far parte del Corpo legislativo ed è in strettezze economiche. Nel maggio scrive a Torino al marchese di San Marzano con la speranza di poter tornare in Piemonte a servizio dell’«augusta casa di Savoia». Ma non si apre nessuna possibilità concreta in tal senso.
1815 | 28 febbraio. Luigi XVIII gli dà patenti di naturalità. Ma con marzo iniziano i «Cento giorni» del ritorno di Napoleone.
Aprile. B. fa rientrare presso i parenti a San Giorgio Canavese la moglie ammalata con i figli Scipione e Cincinnato. Per coprire le spese di viaggio vende a peso a un droghiere quasi la metà delle copie della Storia d’America (che erano gli erano rimaste in casa, invendute).
Maggio. Il 18 la moglie muore: i figli rimangono affidati alle cure dello zio Luigi Rigoletti, l’antico allievo di B., che ne aveva sposata la cognata, e dell’amico Carlo Preverino.
Giugno. B. è nominato Rettore dell’Accademia di Nancy ma il 18 è Waterloo. Napoleone abdica il 22 giugno. B. in agosto deve rimettere la carica al suo predecessore.
Esce a Parigi, chez l’Auteur, il Camillo o Veio conquistata.
1816 | B. riceve generosi inviti a rientrare in Italia. In una lettera del 24 settembre a Gaetano Dodici, Giordani annunzia di aver invitato B. a stabilirsi in Milano: Monti gli avrebbe ceduto ogni profitto derivantegli dal proprio posto alla «Biblioteca Italiana» e un generoso signore gli avrebbe fornito le spese del viaggio e, per un biennio, un assegno annuo di duemila lire. Nel settembre B. aveva scritto, da Parigi, la lettera a di Breme sul Romanticismo (che verrà pubblicata nel 1826 sull’«Antologia»). Nel novembre rivede sulle bozze il testo dell’edizione Parigi, Angelo Clo da Bologna [in realtà Didot], 1816, delle Opere volgari di Luca Valenziano. Nel dicembre pubblica anonimo, sempre a Parigi (Rey et Gravier), l’opuscolo Des opinions de M.r Simonde de Sismondi sur Alfieri considéré comme poète tragique. Luigi XVIII gli concede il sussidio annuale riservato ai letterati.
1817-1822 | Il 6 novembre 1817 è nominato Rettore dell’Accademia di Rouen: resta in carica per un quinquennio (sino al 14 novembre 1822), durante il quale tiene dissertazioni di argomento letterario (Sull’epopea, 1818; Sulla vita di Sofocle, 1819; Pourquoi peut-on faire des vers italiens sans rimes?, 1821: solo la terza è pubblicata integralmente negli « Actes » dell’Accademia; delle altre due resta solo una sintesi).
1824 | Esce a Parigi, Didot, la Storia d'Italia dal 1789 al 1814. Stampata contemporaneamente in francese (nella trad. di Théodore Licquet), sarà tradotta anche in inglese e in tedesco e avrà numerosissime ristampe. L’Accademia della Crusca lo ammette come socio corrispondente. Nel febbraio 1830 gli assegnerà, per la Storia d'Italia, il premio quinquennale di mille scudi scrivendogli il Segretario essere quella la prima volta in vent’anni che l’Accademia non avesse spartito il premio (un solo voto, quello di Capponi, andrà invece alle Operette morali di Leopardi).
1825 | Per necessità economiche scrive a gran velocità e pubblica in tre volumi l’Histoire des peuples d'Italie, depuis Constantin empereur, jusqu’en 1814 (Paris, Raymond), subito tradotta a Pisa in italiano (Nistri e Capurro, 1825-27). A dicembre esce sull’«Antologia» di Firenze il Ragionamento sulle memorie di Lady Morgan, bell’esempio di posizione antiromantica in cui si uniscono chiarezza illuministica e vivezza di stile.
1826 | Aprile. Inizia a scrivere l’«atlantica fatica» della Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 che, terminata nel maggio 1831, sarà pubblicata nel 1832.
1831 | Carlo Alberto lo insignisce del nuovo Ordine Civile di Savoia e gli assegna una pensione annua di tremila lire.
1832 | Esce a Parigi, da Baudry, la monumentale Storia d'Italia in dieci volumi in ottavo, con una importante Prefazione datata 2 febbraio 1832 di metodologia storiografica e storia della storiografia. Durante la primavera e l’estate vive molto ritirato per difendersi dal colera, che miete vittime in tutta la città di Parigi. Il 22 giugno invia da Parigi a Carlo Alberto lo scritto Quelques idées sur l’organisation des États Sardes (pubblicato da Dionisotti in appendice alla sua Vita di C. B.). A settembre-ottobre rivede infine Torino, da lui chiamata nel testamento «città dell’amicizia», e San Giorgio. Ha occasione di visitare l’amico Stanislao Marchisio nella sua tenuta sulle colline di Moncalieri e rivede dopo moltissimi anni Teresa Roggeri, che lo ospita nella sua dimora a La Morra, nelle Langhe. A fine ottobre rientra però nella capitale francese, rifiutando incarichi di prestigio a Torino, come quello di bibliotecario regio.
1833 | È pubblicata ad Alessandria d’Egitto (Maṭbaʻat al-Sarāy al-Iskandarīyah) una traduzione parziale in turco, a cura di Hasan Efendi, della Storia d’Italia dal 1789 al 1814 (İtalya tarihinin tercümesi, Tarih-i İtalya). È inoltre pubblicata presso l’editore torinese Pomba una seconda edizione de Il Camillo, o Vejo conquistata «corretta ed arricchita di note dell’autore con gli argomenti a ciascun canto del professore Cristoforo Baggiolini». L’idea della nuova edizione era venuta ad alcuni professori (Cristoforo Baggiolini, Claudio Dalmazzo e Tommaso Vallauri) durante il soggiorno piemontese di Botta del 1832.
1834 | Alla fine di giugno manda il figlio maggiore Scipione a Torino, per allontanarlo da alcune cattive compagnie parigine. Negli anni successivi continuerà a essere molto preoccupato per il figlio, che anche nella capitale subalpina avrà solo lavori saltuari e contrarrà debiti. A settembre inizia a soffrire di un «incomodo d’orina» (ritenzione urinaria), problema che si trascinerà per tutti gli ultimi anni di vita.
1835 | Il 14 febbraio scrive il suo testamento olografo, in francese, in cui esprime tra l’altro la sua viva riconoscenza alla Francia e a Carlo Alberto e i suoi sentimenti d’affetto verso Torino e San Giorgio Canavese.
1836 | Riceve le insegne dell’Ordine della Stella polare dal Re di Svezia. È impegnato nella traduzione, che vedrà la luce postuma (Torino, Fontana, 1841, 2 voll.), del Voyage autour du monde, principalement à la Californie et aux îles Sandwich, pendant les années 1826, 1827, 1828 et 1829 (Paris, Arthus Bertrand, 1834-5, 2 voll.) di A. B. Duhaut-Cilly.
1837 | A febbraio si ammala di influenza e nei mesi successivi non riesce a guarire completamente, restando confinato a letto a causa della febbre e della debolezza. Questo problema di salute aggrava il disturbo urinario. La degenza non gli impedisce di continuare a scrivere lettere: l’ultima rintracciata risale a un mese prima della morte, che lo coglie nella sua casa parigina il 10 agosto. Accanto a lui è il figlio Cincinnato, ufficiale della legione d’Africa temporaneamente in congedo per motivi di salute, mentre Scipione si trova a Torino e Paolo Emilio nello Yemen.
1875 | Le sue ceneri sono trasportate dal cimitero parigino di Mont-Parnasse in Santa Croce di Firenze, dove è eretto un monumento funebre su legato del suo biografo Carlo Dionisotti.
Nota bibliografica
I. Opere di Botta
Nella Cronologia della vita e delle opere si è data indicazione delle opere edite e inedite nell’anno della loro prima pubblicazione o della composizione. A quelle edizioni (e alle successive ottocentesche, per alcuni testi molto numerose) bisogna soprattutto rifarsi.
Informazioni su queste edizioni ottocentesche, e segnalazioni di ignoti manoscritti di opere bottiane sono date nelle schede, accompagnate anche da riproduzioni, del catalogo Carlo Botta e il periodo giacobino in Piemonte. Mostra di iconografia, documenti, manoscritti e libri a stampa, a cura di L. Badini Confalonieri, Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, 4 dicembre 1989 – 28 febbraio 1990, Torino, Editingservice, s.d. [ma 1989]: ma l’attuale cronologia integra e corregge in più punti quella allora data, e identifica tra l’altro nuove opere come la lettera in italiano del 1798 su Pinel, la Continuazione della memoria del citt. B. sulla dottrina di Brown, del 1801, o l’opuscolo del 1816 su Alfieri.
La Proposizione ai lombardi di una maniera di governo libero è stata riedita ai giorni nostri in A. Saitta, Alle origini del Risorgimento. I testi di un celebre concorso, Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1964, vol. I, pp. 5-170.
La prima edizione (Paris, Colas, 1809) della Storia della guerra dell’independenza degli Stati Uniti d’America è stata appena ripubblicata in edizione anastatica a cura di A. Emina, prefazione di U. Cardinale, introduzione di L. Codignola, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010, 4 voll.
Il romanzo giovanile Per questi dilettosi monti, uscito in seconda edizione edizione dalla Clueb di Bologna nel 2011, è stato pubblicato la prima volta dallo stesso editore nel 1986, sempre con la premessa di A. Battistini (tra le recensioni ricordo quelle di A. Cottignoli, in «Studi e Problemi di Critica Testuale», n° 35, ottobre 1987, pp. 212-214; di C. F. Goffis, in «Paideia», XLII, 1987, pp. 268-269; di P. Fasano, in «La Rassegna della letteratura italiana», maggio-dicembre 1987, pp. 550-551; di P. Frare, in «Testo», luglio-dicembre 1987, pp. 136-138; di C. Sensi, in «Giornale storico della letteratura italiana», CV, 1988, pp. 129-131; di R. Pellerey, in «Studi Piemontesi», marzo 1988, pp. 177-179).
Le inedite postille del 1816 alla bozza di edizione parigina delle Opere volgari di Luca Valenziano sono state da me pubblicate in « Studi e problemi di critica testuale », n° 34, aprile 1987, pp. 206-209 e si possono ormai leggere nello studio In margine a un’edizione delle Rime di Luca Valenziano, compreso nel mio volume Il cammino di madonna Oretta. Studi di letteratura italiana dal Due al Novecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004, pp. 89-92.
L’importante opuscolo parigino, sempre del 1816, di replica a Sismondi su Alfieri è stato da me édito in Botta, Sismondi, Alfieri. Una eco europea della polemica romantica italiana: Parigi, dicembre 1816, in Miscellanea di studi in onore di Giovanni Bardazzi, a cura di Georgia Fioroni e Marco Sabbatini, Lecce, Pensa MultiMedia, 2018, pp. 147-175 (del contributo ha dato pronto annunzio A. Fabrizi in “La Rassegna della Letteratura Italiana”, a. 124, s. IX, n. 2, luglio-dicembre 2020, p. 527).
Erroneamente è stato attribuito a Carlo Botta, come inedito, il De l’équilibre du pouvoir en Europe da C. San Mauro (Un’opera inedita di C. B.: «De l’équilibre du pouvoir en Europe», Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 2008, pp. 57-220). L’opera, che non era inedita, non è dello storico canavesano.
Due le antologie degli scritti minori : Scritti minori, a cura di C. Dionisotti, Biella, Amosso, 1860 e Scritti musicali, linguistici e letterari, a cura di G. Guidetti, Reggio Emilia, Collezione storico-letteraria, 1914.
Numerose le edizioni (parziali) delle lettere. Si ricordino almeno: Lettere inedite di C. B., a cura di P. Viani, Torino, Magnaghi, 1841 ; Lettere inedite di C. B. a G. W. Greene, a cura di C. Milanesi, in «Archivio Storico Italiano», n.s., t. I (1855), p. II, pp. 61-83; Lettere inedite e rare di C. B., a cura di F. Trinchera, Vercelli, Guglielmoni, 1858; Lettere di C. B. al conte Tommaso Littardi, Genova, Tipografia Sordomuti, 1873; Lettere inedite di C. B., a cura di P. Pavesio, Faenza, Conti, 1875; Lettere d’illustri italiani ad Antonio Papadopoli, a cura di G. Gozzi, Venezia, Antonelli, 1886; Lettere inedite di C. B., a cura di C. Magini, Firenze, Le Monnier, 1900; G. Sforza, L’amministrazione generale del Piemonte e C. B. (1799), in Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, serie II, t. LIX, 1909, pp. 215-339, in part. pp. 286-339; M. Zucchi, Lettere inedite di C. B. a G. B. Balbis, in Miscellanea di studi storici in onore di Giovanni Sforza, Torino, Bocca, 1923.
Scritti e lettere inedite sono nei due lavori di C. Dionisotti: Vita di C. B., Torino e Firenze, Bocca, 1867 e C. B. a Corfù. Scritti inediti pubblicati in occasione del trasferimento delle sue ceneri da Parigi in S. Croce di Firenze, per cura di C. D., Torino, Favale, 1875. Interi brani e ampi estratti da fondi epistolari inediti si leggono nei lavori di E. Regis, C. Salsotto e di A. Bersano indicati al punto II. Segnalo infine che un’interessante lettera a Stanislao Marchisio del 14 marzo 1836 è stata pubblicata da chi scrive, con ampia annotazione, in «Paragone/Letteratura», nn. 560-62, ott.-dic. 1996, pp. 67-82 ed è ora leggibile in Il cammino di madonna Oretta, cit., pp. 181-193.
Tra i contributi più recenti sull’epistolario cfr. C. San Mauro, L’epistolario di Carlo Botta, Roma, Pioda, 2000 ; C. Viola, Carlo Botta, in Id., Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico, Verona, Fiorini, 2004, pp. 104-108 (e Primo supplemento, ivi, 2008, p. 34) ; L. Badini Confalonieri, Botta 1788-1799: inediti e rari, in «Seicento & Settecento», 6, 2011, pp. 163-177. Del cantiere dell’edizione dell’intero epistolario bottiano, sotto la direzione di L. Badini Confalonieri, sono frutto i recenti lavori di M. Contini, «Nous avons le cholera-morbus»: l’epidemia di colera del 1832 a Parigi raccontata da Carlo Botta, in «Intersezioni», XXXIX, 3, 2019, pp. 345-362 e Due lettere inedite di Botta a Marochetti sui bassorilievi del basamento del monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, in «Studi piemontesi», XLVIII, 1, 2019, pp. 287-294.
II. Bibliografia della critica
Restano sempre utili i due lavori di Carlo Dionisotti citati in I.
Parallelamente aveva lavorato il Pavesio (C. B. e le sue opere storiche, Firenze, Le Monnier, 1874 e Lettere inedite, cit. in I). Importanti anche le pagine, scritte con eleganza, della Regis (E. Regis, C. B. e Teresa Paroletti, in «Giornale storico e letterario della Liguria», IV (1903), fascicoli 7, 8 e 9, e Studio intorno alla vita di C. B., in «Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino», s. II, t. LIII, Torino, Clausen, 1903, pp. 147-180).
Ma il lavoro meritorio e accurato, in cui si può trovare indicazione degli altri contributi, variamente importanti, fino alla sua data (tra i quali occorre qui ricordare la ricerca di Bianchi sull’arresto e la prigionia 1794-’95: N. Bianchi, La verità trovata e documentata sull’arresto e prigionia di C. B. verso la fine del secolo XVIII, e le sue relazioni con Carlo Alberto Principe di Carignano, poi Re di Sardegna. Documenti inediti, in Curiosità e ricerche di storia subalpina, Torino, Bocca, vol. II, 1876 e, ancora, il lavoro di Sforza sul Martirologio del Ranza: G. Sforza, L’indennità ai giacobini piemontesi perseguitati e danneggiati (1800-1802), Torino, Bocca, 1909) è C. Salsotto, Le opere di C. B. e la loro varia fortuna. Saggio di bibliografia critica con lettere inedite, Torino, Bocca, 1922 (comparso sulla rivista «Il Risorgimento Italiano» tra il 1916 e il 1922).
Intorno al premio negato al Leopardi ed assegnato al B. nel concorso quinquennale della Crusca del 1830 ha scritto G. A. Levi in «Giornale storico della letteratura italiana», CI, fascicoli 280-281 (II semestre 1929), pp. 130-140.
Nel settembre del 1835 (l’anno di uscita di un lavoro fondamentale anche per comprendere la formazione di B. come «Il nostro imminente Risorgimento». Gli studi e la letteratura in Piemonte nel periodo della Sampaolina e della Filopatria di Carlo Calcaterra) Giulio Natali commemorava B. in San Giorgio Canavese: lo studio, pubblicato nel 1936 nel primo volume delle Celebrazioni piemontesi (Urbino, Regio Istituto d’Arte per il Libro), si ritrova nella raccolta Dal Guinizzelli al D’Annunzio. Revisioni e rivalutazioni, Roma, Tosi, 1942, pp. 223-255 e diede lo spunto, nell’anno centenario della morte (cfr. anche V. Piccoli, C. B. nel centenario della morte, in «Nuova Antologia», 16 agosto 1937), a un breve articolo di V. Cian, Per C. B., in «Giornale storico della letteratura italiana», CIX, fascicoli 325-326 (I semestre 1937), pp. 180-183, dedicato all’esposizione di un lavoro minore di B., la traduzione della Monacologia. Ma il centenario aveva dato anche impulso, sull’altra sponda dell’Atlantico, alla nascita del progetto di ricerca bottiano della Casa Italiana della Columbia University diretta da Prezzolini (sui cui cfr. O. Ragusa, Gli anni americani di Giuseppe Prezzolini. Il dipartimento d’Italiano e la Casa Italiana della Columbia University con un testo di Giuseppe Prezzolini, introduzione di P. Bagnoli, Firenze, Le Monnier, 2001) e allo scritto di A. W. Read, The American Reception of Botta’s Storia della guerra dell’independenza degli Stati Uniti d’America, in «Italica», XIV, 1937, 1, pp. 5-8. Dell’anno seguente le pagine su B. dell’Ottocento di G. Mazzoni, nella Storia letteraria Vallardi (Milano, 1938).
B. Croce (Storia della storiografia italiana nel secolo XIX, Bari, Laterza, 1947, I, pp. 73-84) e F. Nicolini (voce «B. C.» nell’«Enciclopedia Italiana») condannarono la storiografia bottiana come «tentativo di restaurazione» (Croce) della storiografia umanistica contro quella illuministica e contro quella ottocentesca e romantica.
Anche in conseguenza di questa condanna B. è considerato da Sapegno nella sua storia letteraria non più come « storico » ma nella sezione «prosa illustre», aperta evidentemente sulla scorta del libro di G. G. Ferrero, Prosa illustre dell’Ottocento, Torino, Paravia, 1939 e 1942 (2 voll.) poi in nuova ed. con il titolo Prosa classica dell’Ottocento (dal Giordani al Carducci), Torino, Istituto Editoriale Gheroni, 1949 (riproduce i due volumetti «con molte modificazioni e alcune aggiunte»: il capitolo su B. è alle pp. 31-62).
Il saggio di G. Getto, uscito nel 1949 in «Convivium» (pp. 370-9) e ripubblicato con il titolo Ritratto di C. B. in Immagini e problemi di letteratura italiana (Milano, Mursia, 1966, pp. 247-66), radicalizzando l’interpretazione di B. solo in chiave di «stile» (non ha senso, scrive, che il Ferrero affermi di limitarsi allo stile, tralasciando «la questione del valore del B. come storico»: «B. si risolve tutto, quasi senza residui, in un problema di stile», ivi, p. 249) era un modo affettuoso e strategico di «salvare» B.
Ma un’importante riconsiderazione del B. storico che corregge il giudizio del Croce, sottolineando come «nei paludamenti classici umanistici il B. riveli non pochi motivi tipici dell’Illuminismo» è quella dataci dalle lezioni di storia della storiografia (1948) del Maturi (W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento, pref. di E. Sestan, aggiornamento bibliografico di R. Romeo, Torino, Einaudi, 1962, pp. 36-91).
E a interessarsi di B. saranno per qualche decennio soprattutto gli storici, dalle ricerche sui giacobini di B. Peroni («Le cri de l’Italie» 1799, in «Rivista storica italiana», LXIII, 1951, pp. 541-557), di G. Vaccarino (ora raccolte in I giacobini piemontesi (1794-1814), Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 1989, 2 voll.) e di A. Bersano (che si è occupato di Botta dai primi del secolo, e di cui bisogna almeno ricordare Il fondo Rigoletti dell’epistolario di C. B., in «Bollettino storico bibliografico subalpino», LVI [1958], pp. 351-379 e i numerosi riferimenti bottiani in L’abate Bonardi. Contributo alla storia delle società segrete, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1957) alle pagine di E. Passerin d’Entrèves (Ideologie del Risorgimento, in Storia della letteratura italiana Garzanti, VII, Milano, 1969, pp. 225-228), dedicate in particolare alla Proposizione ai Lombardi, alla voce complessiva di G. Talamo nel Dizionario Biografico degli Italiani (vol. XIII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1971, pp. 364-371) e alla riconsiderazione generale di A. Garosci, C. B. e la crisi napoleonica della storiografia illuministica, in L’età dei lumi. Studi storici sul Settecento europeo in onore di Franco Venturi, Napoli, Jovene, 1985, 2 voll., vol. II, pp. 1093-1154.
Sulla storia americana si vedano, più in particolare: J. D. Fiore, C. B.: an Italian historian of the American revolution, in «Italica», XXVIII, 1951, pp. 155-171; G. Procacci, Rivoluzione americana e storiografia italiana, in Atti del XXXII congresso di storia del Risorgimento, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1954, pp. 395-401; R. Grasso, C. B. e la Storia della Guerra dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America, Chiaravalle, Frama, 1972; E. Tortarolo, Rivoluzione italiana e cospirazione inglese. Alcune interpretazioni europee, in «Rivista storica italiana», XCV [1983], fasc. I, pp. 102-134, in part. pp. 132-134; A. Deconde, Historians and the War of American Independence, in «The International History Review», V, 1983, 3, pp. 399-430.
Sulla Storia d’Italia dal 1789 al 1814, evocata in pagine non più che descrittive da G. Sorge (Interpretazioni italiane della rivoluzione francese del secolo XIX, Roma, Ateneo, 1973, pp. 27-37), si è soffermato G. Armani, La polemica tra G. Paradisi e C. B. sulla «Storia d’Italia dal 1789 al 1814», in Mazzini e i rivoluzionari italiani. Studi in onore di Terenzio Grandi, Roma, Istituto Storico del Risorgimento Italiano, 1976 (ora leggibile, con il titolo Una polemica tra Giovanni Paradisi e C. B., in Id., Un’idea di progresso. Da Beccaria a Galante Garrone, Reggio Emilia, Diabasis, 2005, pp. 90-100). G. Ricuperati ha scritto sull’immagine storiografica del regno di Vittorio Amedeo III, prendendo in considerazione anche B., in I volti della pubblica felicità. Storiografia e politica nel Piemonte settecentesco, Torino, Albert Meynier, 1989, pp. 237-283, in part. pp. 258-261. Si vedano anche, dello stesso Ricuperati, le pagine sulla congiura antisabauda del 1794 in Il Settecento, in P. Merlin, C. Rosso, G. Symcox, G. Ricuperati, Il Piemonte sabaudo. Stato e territori in età moderna, Torino, Utet, 1994, pp. 728-732. Non aiutano invece la comprensione di B. le pagine dedicategli da F. Diaz in L’incomprensione italiana della rivoluzione francese. Dagli inizi ai primi del Novecento, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, pp. 38-43.
Vacuo l’articolo di F. Boneschi, C. B., in «Idea», XXII [1966], pp. 93-97, come esclusivamente celebrativa (e con diversi refusi) la pubblicazione dello stesso anno Nel secondo centenario della nascita di C. B.
Tre i contributi bottiani al convegno «Piemonte e letteratura 1789-1870» (15-17 ottobre 1981), publicati negli atti, a cura di G. Ioli, [Torino], Regione Piemonte, s. d. ma 1983: i due contributi più specifici di F. Airoldi Namer, C. B. giacobino (t. I, pp. 233-261) e di A. Baglione, «Infiammato da voi scrissi». C. B. e Teresa Roggeri (t. II, pp. 764-773) e lo sguardo interpretativo generale a tutta la produzione di Botta (non al romanzo giovanile, però, non ancora rinvenuto) di L. Badini Confalonieri C. B. tra «realtà» e «affetti» (t. I, pp. 257-265, ora, integrato di una parte sul romanzo e con l’aggiunta di note, in Id., Il cammino di madonna Oretta, cit., pp. 121-131).
Chi scrive ha continuato a occuparsi di B. approdando, nel 1985, al ritrovamento di Un romanzo epistolare inedito di C. B., annunziato in uno studio con questo titolo nel «Giornale storico della letteratura italiana», CII, fasc. 520, 4° trim. 1985, pp. 554-590 (anch’esso è ormai leggibile nel cit. Il cammino di madonna Oretta, pp. 133-167), pubblicando il testo in questione in edizione filologicamente accurata e con introduzione l’anno seguente (cfr. Per questi dilettosi monti, cit. in I), discutendo nel 1987 la tesi di dottorato C. B. e A. Manzoni, ribadendo la necessità dello studio del B. settecentesco nell’intervento Considerazioni su C. B., in La memoria i lumi la storia, «Materiali della società italiana di studi sul secolo XVIII», a cura di A. Postigliola, Roma, 1987, pp. 7-9, pubblicando in quello stesso 1987 le inedite postille a L. Valenziano, curando nel 1989 la grande mostra documentaria nel centenario della Rivoluzione Francese C. B. e il periodo giacobino in Piemonte, fornendo, nel 1996 su «Paragone», un’edizione ampiamente commentate di una lettera del 1836 (cfr., per queste tre ultime pubblicazioni, il punto I di questa bibliografia), approntando la raccolta, la trascrizione e il commento di tutte le lettere settecentesche di C. B. (lavoro quest’ultimo presentato nel saggio Botta 1788-1799: inediti e rari, uscito nel volume collettivo Il giacobino pentito. C. B. fra Napoleone e Washington, a cura di L. Canfora e U. Cardinale, introduzione di L. Canfora, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 197-213, poi, con l’aggiunta di ampie note, negli atti del convegno Carlo Botta. La ragione e la passione, a cura di A. Emina, Ivrea, Hever, 2011, pp. 25-50 e in «Seicento & Settecento», 6, 2011, cit.), identificando, nel 2018, un importante contributo bottiano alla polemica romatica (Botta, Sismondi, Alfieri. Una eco europea della polemica romantica italiana: Parigi, dicembre 1816, cit.).
Per inquadrare i primi anni francesi di B. nel contesto più generale degli esuli italiani cfr. A. M. Rao, Esuli. L’immigrazione politica italiana in Francia (1792-1802), Napoli, Guida, 1992 e M. S. Tatti, Le tempeste della vita. La letteratura degli esuli italiani in Francia nel 1799, Paris, Champion, 1999.
Solo descrittive le pagine (incentrate sulla polemica anti-romantica) di A. Vallone (Dal Rinascimento al Romanticismo. Tempi, tradizioni, inquietudini, Napoli, Liguori, 1983, pp 179-190. Completamente inaffidabile il lavoro di R. Farina, C. B. e i «Promessi Sposi», in « Il Risorgimento », 38 (1986), n. 3, pp. 218-221, in cui si presenta una spericolata trascrizione di una lettera di B. a Rosini. Sui rapporti editoriali con Rosini si veda invece il documentato contributo di R. Pertici, Uomini e cose dell’editoria pisana del primo Ottocento (in Una città tra provincia e mutamento. Società e cultura e istituzioni a Pisa nell’età della Restaurazione, Pisa, Archivio di Stato, 1985, pp. 49-104).
La critica letteraria degli ultimi trent’anni, accanto a specifiche letture tematiche come quella che S. Buccini dedica alla storia americana di B. nel suo Il dilemma della Grande Atlantide. Le Americhe nella letteratura italiana del Settecento e del primo Ottocento, con prefazione di F. Fido, Napoli, Loffredo, 1990, pp. 170-189, e accanto a nuove vaste ricognizioni della cultura di fine Settecento e di primo Ottocento come quelle attente di Marco Cerruti (che non ha mai direttamente affrontato però la personalità invero notevole di C. B.), ha riscoperto la dimensione «narrativa» del B. storico, dall’accertamento della presenza del modello storiografico bottiano nelle Confessioni di un italiano da parte di U. M. Olivieri (Tra autobiografia e romanzo della storia. Nievo e l’ibridazione dei «generi», in «Lavoro critico», 1985, pp. 117-148, in part. pp. 130-138, da leggersi ormai nel volume dello stesso Narrare Avanti il reale. Le «Confessioni di un italiano» e la forma-romanzo nell’Ottocento, Milano, Angeli, 1990, in part. pp. 16-20) al breve paragrafo, dal titolo Narrare la storia: C. B., redatto da P. Mauri nel suo lavoro dedicato a Il Piemonte, uscito nella Letteratura Italiana. Storia e geografia, vol. II, L’età moderna, a cura di A. Asor Rosa, Torino, Einaudi, 1988, pp. 859-860, alla monografia di S. Casini, Un’utopia nella storia. C. B. e la «Storia d’Italia dal 1789 al 1814», Roma, Bulzoni, 1999 e all’edizione, con introduzione e note di commento, del libro XLIX della Storia continuata a cura di A. M. Salvadè: C. B., Le vestigia del terrore. Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 (libro XLIX), Milano, Led, 2011. Sulle citazioni classiche presenti nelle lettere si sofferma il recente contributo di M. Contini, Virgilio antiromantico. Citazioni classiche nelle lettere di Carlo Botta, in «Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione», XXI, 2020, pp. 185-194.
A séguito del secondo centenario dell’uscita della prima edizione della Storia della guerra dell’independenza degli Stati Uniti d’America (1809), l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del CNR e il Liceo Classico «Carlo Botta» di Ivrea hanno organizzato l’11-13 marzo 2010 a Torino, San Giorgio Canavese e Ivrea un convegno sullo storico, incentrato per larga parte sulla sua storia americana ma aperto anche a differenti altri aspetti della sua attività. L’iniziativa, accompagnata dalla ristampa anastatica della storia americana (cfr. il punto I), ha dato luogo al volume cit. Il giacobino pentito, e alla più ampia miscellanea di studi Carlo Botta. La ragione e la passione, cit. Più recenti gli importanti contributi Tra Washington e Napoleone. Quattro saggi sulla Storia della guerra americana di Carlo Botta, a cura di A. De Francesco, Milano, Guerini e Associati, 2014. Sulla traduzione turca della Storia d’Italia dal 1789 al 1814 cfr. Halil İbrahim Erol, 1798-1850 Arası Mısır’da Matbaa: Tarih Alanında Neşir ve Tercüme Faaliyetleri, in « Türkiye Ortadoğu Çalışmaları Dergisi (Turkish Journal of Middle Eastern Studies) », vol. 7, 2020, n. 2, pp. 171-208, in part. p. 193.